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2. Profilo storico

La Valle Steria

.....2. Profilo storico

.....Le testimonianze più antiche indicano che al tempo della conquista romana (II sec. a.C.), la Valle Steria era occupata da un grande bosco, nell'ambito del quale le genti liguri avevano eretto una sorta di santuario pagano dedicato alla loro divinità Borman, assimilabile per evidenti affinità al dio Apollo dei Romani; eleggendo perciò la località a punto di riferimento religioso dell'intera Ingaunia e determinandone una notorietà che durò ben oltre l'occupazione romana.
.....Qui passava il tracciato della via Iulia Augusta, il grande itinerario romano che sostituì la mitica ed ancor più antica strada Eraclea, già conosciuta dai Greci, che attraverso la Liguria collegava l'area italica con l'Iberia; ne è testimonianza il cippo miliare conservato a Chiappa, posto in opera durante i lavori fatti eseguire da Augusto nel 13 a.C. per migliorare la transitabilità. In inizio essa fu prevalentemente un percorso militare, legato alle esigenze di transito delle truppe impegnate a sottomettere le ultime tribù liguri ribelli dell'estremo Ponente e nella conquista delle Gallie, ma diventò poi un collegamento di grande valenza commerciale .
.....Scavi effettuati recentemente sotto la direziono della Soprintendenza Archeologica della Liguria hanno riportato alla luce in località La Rovere i resti della mansione romana del "Lucus Bòrmani", che si trova citata nella Tavola Peutingeriana e nell' Itinerarium Antonini. Essa aveva funzioni di stazione o luogo di tappa per chi si trovava a transitare su questa grande arteria.
.....Alcuni reperti rinvenuti nella stessa località indicano che il luogo peraltro era frequentato in precedenza, senz'altro già nel IV secolo a.C., cioè ben prima dell'arrivo dei Romani.
.....Il ritrovamento di antiche sepolture avvenuto negli anni trenta in frazione Pairola, e più tardi quelli di frammenti di stele funerarie in Villa Faraldi ed in Cervo, quest'ultima in prossimità dell'attuale Chiesa di San Nicola, denunciano l'esistenza di insediamenti d'epoca romana anche in queste località.
.....Un altro importante ritrovamento archeologico effettuato in zona area da noi considerata, è costituito dai resti di una nave oneraria romana affondata nelle acque del golfo intorno alla metà del I secolo d.C.. Il relitto si trova sul fondale a circa un miglio dalla costa ed a 42 metri di profondità. Si trattava di una nave adibita al trasporto del vino dalla Spagna ad Olbia, il porto della capitale. Il liquido era contenuto in grossi ziri di terracotta, alcuni dei quali hanno una capacità superiore ai tremila litri, ora recuperati insieme al materiale di bordo della nave; rimane da recuperare ciò che resta dello scafo, ma tale operazione sarà possibile soltanto dopo che si sarà allestito un luogo attrezzato per conservarlo.

La divinità indigena Borman in una raffigurazione del 1584.

La Tabula peutingeriana, nel tratto in cui indica la stazione del Luco Bòramni (Lucus Bòrmani).

Il cippo miliario romano trovato nei pressi della località Chiappa.

Stele funeraria romana rinvenuta a Cervo, ora nel Museo Civico di Diano Marina.

Tomba tardo-romana rinvenuta a Pairola nel 1940, in seguito demolita.

Relitto della nave romana con gli ''ziri'' ancora in sito.

.....Se si eccettuano queste scarne indicazioni, la storia della nostra terra nell'antichità è avvolta nel mistero più fitto. Alcuni toponimi della valle di chiara origine germanica ci rivelano la presenza longobarda nei tempi successivi, ma per trovare delle notizie documentate è necessario portarsi fino al XII secolo.
.....Dopo la caduta dell'Impero Romano, si verificò nella Valle un mutamento sostanziale del sistema insediativo. Gli abitanti, abbandonata la zona costiera troppo esposta alle scorrerie delle orde barbariche calate a più riprese dal Nord e dei Saraceni che nel X secolo imperversarono nella regione, tornarono a stabilire la loro residenza nei luoghi interni più sicuri e meglio difendibili, preferendo le sommità delle colline secondo le loro antiche abitudini. Sorsero cosi alcuni dei paesi che ancora oggi esistono.
.....L'abitato del Castello del Cervo, per la sua ubicazione strategica e facilmente difendibile perché naturalmente protetta dalle particolarità del sito, fu preferito dai feudatari che vi stabilirono la residenza del loro luogotenente e lo dotarono di fortificazioni, eleggendolo a capoluogo.
.....La valle allora era compresa nel Marchesato di Clavesana, ma i Marchesi non ne godevano pienamente della signorìa, dovendola spartire con i frati del convento benedettino di Santa Maria e San Martino della Gallinaria, che ne avevano ricevuta in donazione una quota di possesso dagli antecessori degli stessi Marchesi.
.....I Benedettini però cedettero già prima della fine del XII secolo ogni loro diritto al Comune di Albenga. Poco dopo entrarono in possesso di una quota della signorìa della Valle anche i frati Ospedalieri di San Giovanni, l'ordine cavalleresco sorto a Gerusalemme al tempo della prima crociata, più conosciuto con i nomi di Cavalieri di Rodi o di Malta che hanno assunto in seguito, in relazione alle vicende che ne hanno determinato la storia. Ad essi i Marchesi nel 1215 cedettero la metà delle loro spettanze, nell'ambito di una più ampia transazione che coinvolse tutto il marchesato.

.....Nella prima metà del XIII secolo il Castello del Cervo, in virtù della sua posizione strategica che permetteva l'agevole controllo di un ampio tratto di costa, costituì una importante base che Genova, nel perdurare del conflitto con l'Imperatore, utilizzò con il beneplacito della Chiesa, avendo essa servito la sua causa. Per tale ragione fu spesso preso di mira dalle altre città della Riviera, che cercarono di approfittare delle momentanee difficoltà della Repubblica e dell'appoggio dell'Imperatore, per conquistarsi una certa autonomia ed un più ampio spazio vitale.
.....Nel 1222 il Castello del Cervo fu assalito dagli uomini di Diano, che ebbero aiuto dagli Albenganesi, e nel 1239 da quelli di Porto Maurizio. In entrambe le occasioni Genova intervenne prontamente in difesa dei Cervesi; nel primo caso addirittura comminò ai Dianesi una multa di 800 lire, cifra davvero ingente per l'epoca.
.....Con la scomparsa di Federico II (a. 1250) si ebbe la sospensione del conflitto tra Papato e Impero; la relativa calma e la normalizzazione della situazione che ne derivarono permisero ai legittimi signori feudali, i Giovanniti ed i Marchesi di Clavesana, di riprendere possesso della Valle del Cervo.
.....La Comunità del luogo mantenne comunque rapporti amichevoli con Genova e i suoi abitanti parteciparono costantemente alle imprese militari della Repubblica: alla battaglia della Meloria (a. 1284), dove venne sbaragliata la flotta dell'odiata nemica Pisa, combatterono ad esempio anche 82 Cervesi, mentre altri 15 contribuirono nel 1290 alla presa di Cagliari.

.....Il secolo successivo portò nuovi cambiamenti. Attraverso complicate vicende di matrimoni, passaggi ereditari e vendite, subentrarono nel possesso della valle i Marchesi Del Carretto, signori di Finale, e i Doria, signori d'Oneglia. Essendo queste due famiglie tra quelle più attivamente impegnate nelle lotte in atto in quel periodo in Genova tra i nobili ed il governo popolare ed avendo il Castello del Cervo una posizione strategica per il controllo del litorale ponentino, ne consegue che esso fu direttamente coinvolto nei disordini e nelle battaglie per la conquista del potere che investirono la regione.
.....Nel 1341 il Marchese Giorgio Del Carretto si vide costretto a consegnarlo al doge genovese Simone Boccanegra, sperando di ottenere così il perdono per i suoi atti di ribellione; ma fu inutile, perché egli venne incarcerato.
.....Nel maggio del 1345 Antonio Doria, trovandosi in difficoltà dopo aver messo a ferro e fuoco la Riviera, vi si rifugiò, ma il podestà genovese Guiscardo Lanci espugnò il Castello e lo trasse prigioniero a Genova. Nell'arco di pochi mesi però, grazie all'interessamento del Papa Clemente VI, in Genova fu proclamata una tregua tra le fazioni in lotta; ciò permise ai signorotti di riottenere la libertà e il pieno godimento dei propri possedimenti.
.....Fu ristabilita così la situazione che aveva preceduto i disordini. Ma durò poco tempo, perché entrambe le famiglie nel 1349 vendettero ogni ragione, reddito e proprietà che ancora potevano vantare nella Valle del Cervo al Comune di Genova.
.....Nella stessa occasione, conseguentemente al riassetto amministrativo operato dal governo genovese, si ebbe il distacco del territorio dei Faraldi, comprendente tutta la parte superiore della valle, che confluì nella podesteria del Castello di Diano, legata a Genova da particolari convenzioni. La parte inferiore invece rimase sottomessa al dominio diretto della Repubblica, che a partire da quell'anno inviò sul luogo un podestà.

.....Da quel momento la storia della valle diventa il romanzo di una popolazione laboriosa, che, mettendo a frutto gli insegnamenti dei Benedettini ed a prezzo di inenarrabili fatiche per rendere più fertili ed ospitali le pietrose colline liguri, si è specializzata nella coltivazione dell'ulivo e nella produzione di un olio di oliva universalmente conosciuto ed apprezzato per le sue qualità.
.....Ma poiché troppo spesso le risorse locali si rivelarono insufficienti per soddisfare le pur modeste necessità della popolazione, altri figli della nostra terra si videro costretti, per procacciarsi il sostentamento quotidiano, a seguire l'avita vocazione marinara; affrontando insidie e pericoli, essi si dedicarono alla pesca del corallo o all'attività mercantile, traendone grande profitto e al tempo stesso, contribuendo a far conoscere il nome di Cervo nelle terre più lontane.

Sentenza arbitrale del 20 giugno 1196, per dirimere le controversie tra il Marchese Bonifacio di Clavesana e il Comune di Albenga relative alla riscossione dei tributi dagli uomini della Valle del Cervo.

Stemma dei Marchesi Del Carretto signori del Finale.

Corsari all'assalto del Castello di Cervo, da un disegno di Dino Durante.

.....In questo lungo arco di tempo i Cervesi seppero anche distinguersi in eventi di una certa importanza. Dando prova di ammirevole coraggio, il 21 maggio 1557 essi respinsero a colpi di cannone l'assalto portato da alcune centinaia di corsari sbarcati sul capo da undici galee turche. L'impresa ha del miracoloso se si considera che nella circostanza all'interno del Castello vi erano non più di 20 uomini (i pirati erano invece circa 700), perché in quella stagione gli abitanti del luogo si trovavano nelle acque della Sardegna, impegnati nella pesca del corallo, o erano comunque assenti per lavoro.
.....Nel giugno del 1625 invece il Castello del Cervo fu preso e saccheggiato dalle truppe savoiarde, che arrecarono ingenti danni alle abitazioni ed ai beni domestici, ma non fecero vittime. L'invasore, prima di ritirarsi, impose anche un tributo di 3.000 doppie, al quale i Cervesi poterono far fronte soltanto vendendo l'olio d'oliva che conservavano nei trogoli delle loro abitazioni.
.....L'assetto amministrativo della valle non subì più cambiamenti fino al 1798; l'avvento della Repubblica Ligure comportò tutta una serie di avvenimenti che con ritmo incalzante interessarono la regione, che non poté rimanere estranea ai fermenti ed alle guerre che interessarono il resto dell'Europa. Si susseguirono nello spazio di pochi anni diversi provvedimenti politico-amministrativi che apportarono continui mutamenti, fino a quando, nel 1815, con l'annessione della Liguria al Regno di Sardegna decretata dal Congresso di Vienna, si è giunti infine ad una ripartizione del territorio che rispecchia quella attuale.

................................................. G. F.


Particolare del territorio della Valle Steria, da una carta del XVIII secolo conservata nell'IGM di Firenze.

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