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La Croce della Passione

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LA CROCE DELLA PASSIONE

La Croce della Passione descritta in questo articolo è di proprietà della Parrocchia di San Lorenzo e Sant'Antonio Abate di Villa-Tovo Faraldi. In passato essa è sempre stata conservata nella chiesa di Sant'Antonio di Deglio Faraldi; dall'ottobre 2013 essa è ospitata nella Chiesa di Sant'Anna di Poiolo, dove può essere osservata appesa alla parete destra vicino all'ingresso.


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Le croci processionali della passione di Nostro Signore, o "Croci della Passione", o "Croci dei Misteri", costituiscono una tipologia d'oggetti d'uso liturgico poco conosciuti, perché caduti in disuso ormai da decenni, salvo rare eccezioni, e perché abitualmente trascurati dagli studiosi, a motivo del valore solitamente modesto se rapportato a quello di un buon numero parte delle opere d'arte esistenti nelle chiese. Così oggi diventa difficile delinearne la diffusione, dettaglio che potrebbe rivelare dati insospettati se convenientemente indagato. Si consideri per esempio che soltanto nel territorio del comune di Villa Faraldi, uno dei più piccoli della Provincia di Imperia, se ne trovano tre, quella di cui si tratta qui e altre due, meno interessanti e in parte mutile, custodite nella chiesa parrocchiale del Capoluogo e nell'oratorio dedicato a San Martino sito nella frazione Riva.
... Le Croci della Passione per tradizione aprivano la processione del Venerdì Santo, portate dai confratelli di compagnie laicali del posto, con la funzione di rammentare ai fedeli i momenti della passione di Nostro Signore. Gli anziani del paese ricordano l'utilizzo di quella di cui stiamo trattando al tempo della loro adolescenza.

... Questa croce di si segnala rispetto agli altri esemplari conosciuti per la presenza di soluzioni compositive e decorative esclusive. Colpisce il suo cromatismo segnato da tonalità insolitamente luminose per questo genere di apparati, espresse sia nella struttura portante che negli "arma Christi" o "misteri", gli strumenti della passione di Gesù. Alla completezza degli oggetti messi in mostra, realizzati in legno intagliato e dipinto con le sole eccezioni di cui si dice più avanti, s'accompagna la cura nella resa del particolare tanto nell'intaglio quanto nella coloritura, che è indice della qualità della lavorazione. Gli elementi per i quali si è fatto ricorso a materiali diversi sono i chiodi che trapassarono le mani e i piedi di Gesù, rappresentati da autentiche punte di ferro, il cartiglio col titulus INRI (Iesus Nazarenus Rex Iudeorum, la motivazione della condanna alla crocifissione), scritto su una lamina metallica, e la simulazione del panno di lino sul quale rimase impresso il volto di Gesù quando Veronica l'asciugò, riprodotto su una lamina di rame sagomata, in parte sbalzata e dipinta.
... La figurazione del volto di Gesù costituisce l'elemento centrale della composizione. Appena sotto ad essa si trova la riproduzione della tunica, quella che i soldati si contesero ai dadi ai piedi della croce, in una disposizione che chiaramente vuole alludere all'immagine di Cristo crocifisso.
... La quantità degli oggetti rappresentati nel nostro manufatto appare eccessiva in rapporto alle dimensioni del supporto, tanto da produrre un incongruo infittimento e parziali sovrapposizioni. Ciò potrebbe essere dovuto alla loro applicazione su una vecchia croce di proporzioni non adeguate riutilizzata nell'occasione. È un'eventualità suggerita anche dalla forma dell'asse verticale della croce, che manca nella parte inferiore della rastrematura tipica degli apparati processionali simili, e dalle estremità superiori, i cosiddetti "canti", restituiti su modelli anteriori e con un certo impaccio, in palese dissonanza con la padronanza del mestiere evidenziata invece nella delineazione dei misteri.

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... La croce, sostanzialmente integra nonostante qualche ridipintura, oggi è custodita nella chiesa parrocchiale di Sant'Antonio abate, ma per quanto riferisce il parroco don Renato Elena proverrebbe dal vicino oratorio di Santa Caterina, da decenni in disuso, già sede di una confraternita dei Disciplinanti. La carenza documentaria che la riguarda e la mancanza di segnalazioni di manufatti con analogie significative a cui rapportarsi inibiscono qualsiasi ipotesi d'attribuzione. Ciò nondimeno essa può essere ragionevolmente riferita, con l'eccezione di cui si è detto a proposito del supporto, ai primi decenni del XIX secolo, confezionata da una bottega d'ambito ligure che dimostra una buona dimestichezza col tema ed in grado di soddisfare le aspettative di una comunità di fedeli esigente come quella di Tovo Faraldi che, a dispetto del contesto rurale decisamente marginale, ha sempre mostrato attenzione per la qualità delle opere di cui si è provvista, non esitando a rivolgersi per le proprie occorrenze liturgiche alle officine d'arte più rinomate in ambito regionale. Basterebbe citare solo alcune delle opere che sono custodite nel principale edificio sacro del paese: il Polittico della Vergine e Santi di Raffaello e Giulio De Rossi (a. 1560-62), il Crocifisso dell'altare maggiore e le statue della Vergine Immacolata e dell'Angelo Custode di Anton Maria Maragliano (primo quarto del Settecento) e la statua processionale del santo eponimo della chiesa, Sant'Antonio Abate, di Giovanni Battista Garaventa (prima metà dell'Ottocento).

....................................................................... Giorgio Fedozzi

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G. FEDOZZI, Croce processionale della Passione, in "Lignum Crucis. Crocifissi e arredi della Passione del Signore nella Diocesi di Albenga-Imperia", Museo Diocesano, Tipografia Ciuni, Albenga, Marzo 2013, pp. 66-67.


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