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La tavola di Santa Caterina

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LA TAVOLA DI SANTA CATERIMA


Da qualche mese nella chiesa di Poiolo si può ammirare questo dipinto antico di considerevole valore, che ha una storia del tutto particolare.
La tavola, in cui è effigiata santa Caterina in trono con ai lati i santi Antonio e Giovanni Battista, proviene dalla sacrestia della chiesa parrocchiale di Tovo Faraldi, dove si trovava ricoverata dagli ultimi anni '80, quando è stata rimossa per ragioni di opportunità dall'Oratorio di Santa Caterina della stessa località da decenni in stato d'abbandono.
Il quadro, fortemente deteriorato per l'incuria prolungata, nel 2011 è stato sottoposto a un accurato restauro nel laboratorio Bonifacio di Bussana. Al termine dell'intervento, nel gennaio di quest'anno, esso è stato sistemato nella sua collocazione attuale, sulla parete destra della chiesa di Poiolo (a sinistra per chi entra).
Le indagini preliminari condotte nel corso del restauro con strumentazioni sofisticate hanno rivelato la presenza delle tracce di un dipinto preesistente, coperto con una ridipintura che ne ha modificato significativamente il tema.
Il quadro infatti in origineraffigurava la Madonna del Rosario in trono col Bambino sulle ginocchia e, in basso davanti ai piedi di sant'Antonio, una figura non ben definita, forse quella del donatore. L'impostazione induce a ritenere che esso sia stato realizzato dal pittore dianese Orazio De Rossi nei primi anni del Seicento (o forse negli ultimi del Cinquecento), per essere collocato sull'altare della cappella con pari intitolazione esistente della chiesa parrocchiale di Sant'Antonio di Tovo Faraldi.

Questo è il motivo per cui vi compare anche l'effigie di sant'Antonio abate. Non vi sono raffigurati invece i Misteri del Santissimo Rosario; tale mancanza ha provocato nel 1607 il risentimento del Vicario Generale diocesano in visita pastorale, che ha comandato a chi di dovere di provvedervi entro un anno. Nella successiva visita, effettuata sei anni più tardi, il prelato ha dovuto constatare suo malgrado che nulla era stato fatto e, evidentemente irritato, ha intimato che vi si mettesse mano senza indugio, questa volta minacciando pesanti sanzioni.
I Massari della Compagnia del Rosario, non potendo esimersi d'ottemperare al nuovo monito, hanno provveduto allora a far realizzare un nuovo quadro più grande, con l'effigie della Madonna del Rosario contornata dai quindici Misteri, e lo hanno posto a ornamento dell'altare della loro cappella, in sostituzione di quello sgradito all'autorità diocesana. Nell'occasione, forse per recuperare parte della spesa sostenuta, hanno ceduto il dipinto rimosso alla Confraternita dei Disciplinanti, che aveva sede dell'oratorio di Santa Caterina posto a breve distanza, desiderosi di adornare convenientemente l'altare della loro chiesa, fin'allora fornito soltanto di una croce di legno.
Prima di collocarlo nella sua sede i Confratelli però hanno chiamato un altro artista di cui non si conosce l'identità, ma che parrebbe riconducibile alla bottega di Giovanni Battista Casanova e Bartolomeo Niggi di Porto Maurizio, e gli hanno chiesto di apportare alcune modifiche occorrenti per il nuovo impiego: è in questa fase che la figura della Vergine è stata tramutata in quella di santa Caterina, sono state cancellate quelle del Bambino Gesù e del donatore e sono stati aggiunti invece gli attributi della santa martire: il libro, la palma simbolo del martirio, la ruota dentata e la testa del suo aguzzino, il governatore Massimino Daia.
Da allora (1613-1618 circa) il quadro è rimasto collocato sull'altare dell'oratorio di Santa Caterina fino a quando, come si è detto in apertura, è stato trasportato nella sacrestia della vicina chiesa parrocchiale.
Il resto della storia è attualità.



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