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La "Sotta delle Bàžue"

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LA "SOTTA DELLE BÀŽUE"

...Nella parte alta della valle, contornato dai due costoni che dipartendosi dal Monte Ceresa la circoscrivono, c'e un grande pianoro, piuttosto irregolare, solcato da fossi e avvallamenti che delimitano numerosi prati e piccoli poggetti. Questa zona un tempo nella buona stagione era meta abituale degli abitanti del posto che vi si recavano a fare abbondanti raccolte di fieno.
...Tra i prati ve n'è uno di dimensioni veramente ragguardevoli, che non ha eguali nella nostra regione in contesti similari.
...Si chiama "Prato dei Copetti", non si sa precisamente perché.
...Oggi non vi si raccoglie più il fieno, ma ogni anno il primo di maggio si è soliti radunarsi in quel luogo in migliaia di persone, provenienti anche dalle valli limitrofe, per festeggiare insieme con un'allegra scampagnata l'arrivo delle bella stagione.
...Il Prato dei Copetti ha sempre goduto di una considerazione particolare. Alcuni lo reputano un luogo prodigioso, dove, ma non vi è alcuna prova documentaria, in epoche remote si sarebbero celebrati riti legati a culti pagani.
...La tradizione popolare invece lo raffigura come un sito legato all'occulto e alla magia, frequentato da streghe e folletti.
...I racconti che ne parlano in questi termini sono numerosi, tutti molto simili. Il nostro compianto socio Stenio Bozzano qualche anno fa ne ha trascritto uno, riesumandolo dalle sue memorie di bambino, quando nelle lunghe serate invernati, seduti davanti al fuoco, suo nonno lo intratteneva con le storie fantastiche tramandategli dai suoi avi.
...Ecco il racconto:

Clicca sull'immagine qui sotto per ingrandirla.

La "Sotta delle Bàžue".

LA SOTTA DELLE BÀŽUE
di Stenio Bozzano


.......
Tanti anni fa viveva in Borganzo un contadino molto povero. Aveva poco del suo ed era costretto ad andare a giornata, ma le annate, per la siccità o per la mosca, erano assai magre. Un giorno riuscì a metter assieme un po' di grano e decise di portarlo a Deglio a macinare. Lo cacciò in un sacco, molto leggero in verità, che si mise in spalla e poi su per la mulattiera che porta nei prati (a via di campi).
.......Il grano era poco e la farina, lasciato il diritto di macina, diventò ancora meno.
.......Era sopraggiunta la notte quando si ricacciò il sacco in spalla e prese su per la colla. Giunse nel Prato dei Copetti che a Deglio suonava la mezzanotte. Si udiva ancora l'eco dell'ultimo rintocco, quando il prato si illuminò, si riempi di suoni ed apparvero delle fanciulle bellissime che danzavano. Avevano fiori nei capelli e vestiti così eleganti e ricchi che il pover'uomo non immaginava neppure esistessero.
.......Il contadino lasciò scivolare il sacco a terra ed incantato si fermò ad osservare la scena. Ad un tratto, non potendo trattenersi, gridò: "Viva chi balla!" e le ragazze di rimando: "Viva chi nu balla", e di colpo scomparvero ed il prato ripiombò nel buio e nel silenzio.
.......Il contadino rimase sbigottito, si sentiva quasi in colpa per avere interrotto col suo grido quello spettacolo. Poi si chinò per raccogliere il sacco e si accorse, con grande sorpresa, che era gonfio di farina. A fatica riuscì a cacciarselo in spalla e, facendo molte pôse (soste), giunse in Borganzo che albeggiava, stanco, frastornato, ma molto soddisfatto.
.......In paese, nelle ore più calde della giornata, gli uomini erano soliti andare in piazza a sedere al fresco sui gradini attorno alla chiesa. Lì il contadino raccontò quanto gli era accaduto; alcuni lo presero per abelinato, altri lo ascoltarono a bocca aperta. Fatto sta che, giunta la sera, tutti cacciarono qualche manciata di farina nel sacco più grande che avevano e presero la mulattiera su per i campi.
.......Giunti in prossimità del Prato dei Copetti, si appostarono dietro gli arbösci (biancospino). Suonò la mezzanotte ed ecco il prato illuminarsi, e suoni, e canti, e le ragazze che si rincorrevano. Allora saltarono fuori e gridarono: "Viva chi balla" e le fanciulle risposero: "...........". Il nonno che mi raccontava questa storia si dava delle pacche in testa e diceva: "Eh, non lo so più! .... Ce l'ho lì sulla punta della lingua, ma non mi viene". Fatto sta che le ragazze scomparvero e quelli di Borganzo si trovarono i sacchi pieni di pietre.
.......Il nonno, che era del 1873: "Come, non ci credete?!! Me la raccontava mio padre che la sentiva da bambino in piazza a Borganzo. Se andate nel prato dei Copetti, la vedete la "sotta delle bàžue", ci nasce un'erba nera, fine, che non è buona neanche per farne strame; e poi vedete che mucchi di sassi ci sono nei prati attorno!".
.......La grande cucina era rischiarata da un fioco lume a petrolio, i brutti (le fronde recise degli ulivi) crepitavano sotto il trepiedi e le fiamme disegnavano delle strane ombre mobili. Noi bambini il Prato dei Copetti non lo avevamo mai visto e stavamo lì con gli occhi spalancati e la bocca aperta, tenevamo i piedi sul legnetto più alto della sedia, le ginocchia in bocca, cercavamo di farci piccini perché da ogni angolo buio e da sotto ogni mobile pareva dovesse saltar fuori, da un momento all'altro, una bàžua (strega), mentre la tramontana ululava nel camino.


...Il nonno di Stenio comunque riferiva una storia che ha delle corrispondenze precise con le emergenze locali. Chi sale fino al prato non può fare meno di notare quello strano avvallamento, posto al margine occidentale del pianoro, così dissonante dal contesto nel quale si trova.
...In quell'angolo del prato spesso si forma una pozza d'acqua, che permane per mesi, e nasce un'erbaccia nerastra, ispida, che cresce a ciuffi reclinati in maniera irregolare e innaturale, difficile da interpretare secondo una qualsiasi logica.
...E' questa la "Sotta della Bàžue", il posto dove, secondo alcuni, ancora oggi nelle notti di plenilunio le streghe, i folletti e altri improbabili personaggi si ritrovano per rinnovare con girotondi, balli e canti i loro riti magici.


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